La guerra nei cieli: il fallimento dell’aviazione russa in Ucraina

La Forza Aerospaziale Russa è la più grande del mondo eppure, dopo oltre sei mesi di conflitto non riesce ancora a garantire la supremazia aerea sull’Ucraina. Perché?

In caso qualcuno non se ne fosse accorto, la supremazia aerea è fondamentale per la vittoria in un conflitto bellico. La Russia sembra non averlo ancora compreso o, se lo ha fatto, si è dimostrata incapace di conquistarla. Nel conflitto in corso con l’Ucraina, nonostante una forza aerea enormemente superiore rispetto all’aviazione di Kyiv, la VKS (Forza Aerospaziale Russa) ha stupito gli osservatori occidentali con la sua incapacità nel conquistare e mantenere la superiorità aerea, un uso limitato di armi di precisione e una bassa capacità di selezione dei bersagli strategici.

In realtà, sembra che gli analisti siano stati fuorviati da una tecnica il cui nome può essere tradotto con “comparazione delle capacità”. Questo tipo di analisi, introdotto nel settembre del 2001 da parte del Dipartimento della Difesa USA all’interno della Rivista quadriennale di difesa, consiste in un approccio all’analisi strategica meno impegnativo rispetto alla dottrina applicata fino alla caduta dell’Unione sovietica: comparando l’equipaggiamento di due forze, si spoglia il nemico di ogni peculiarità relativa a retaggi culturali, tipologia di addestramento e obiettivi specifici di uno Stato, riducendosi alla mera conta delle forze e del potenziale tecnologico che un Paese è in grado di mettere in campo. E proprio analizzando solo il potenziale militare russo, sono stati sottovalutati tutti gli aspetti già citati, che in realtà costituiscono i caratteri principali da valutare. La Russia non utilizza l’aviazione come i paesi NATO si aspettavano perché, storicamente, non ha mai dovuto, o potuto farlo.

Un po’ di storia

Nel 1937 l’aviazione sovietica era la più grande del mondo, ma non era stata sviluppata una dottrina coerente al suo potenziale. Stalin e il suo stato maggiore avevano dimostrato poco interesse per le forze aeree, fallendo nel prevedere la visione di dominazione che Hitler invece stava portando avanti per la sua Luftwaffe. Nel 1941 l’aeronautica di Mosca era già diventata l’ombra di ciò che era qualche anno prima, indebolita dalla persecuzione di molti dei suoi ufficiali comandanti per mezzo delle purghe staliniane (il 75% della leadership della forza armata si trovava in prigione, o era stato ucciso). La Luftwaffe si dimostrò talmente superiore che costrinse all’atterraggio 200 caccia e ne distrusse 900, soltanto nel primo giorno di invasione. A causa dell’estensione geografica del paese, però, la Germania nazista effettuò presto un cambio di strategia: le basi aeree e le industrie russe erano posizionate troppo all’interno dei confini per poter essere raggiunte dai bombardieri tedeschi, e così si decise di utilizzare l’aviazione solo come una sorta di artiglieria volante a supporto delle forze terrestri. L’Unione sovietica decise presto di fare lo stesso e si limitò a imitare le tattiche utilizzate dai tedeschi.

Più recentemente, la conquista della superiorità aerea non si è rivelata un problema in Afghanistan, vista la scarsità delle risorse del nemico, e si è dimostrata di scarsa rilevanza in Georgia. In Siria, la Russia si è limitata a utilizzare l’aviazione come aveva fatto l’URSS durante la seconda guerra mondiale: invece di sfruttare il suo enorme potenziale per distruggere a livello sistematico lo Stato Islamico, le operazioni sono state limitate al supporto aereo ravvicinato alle truppe a terra.

L’assenza di una strategia a lungo termine in Ucraina

Analizzando il passato, è più facile capire i fallimenti che la Russia ha prodotto con l’invasione in Ucraina. La strategia usata inizialmente è stata quella di una “guerra lampo”: i primi attacchi sono stati eseguiti da manuale, con la distruzione dei radar fissi, il bombardamento degli aeroporti e la creazione di ostacoli al comando e controllo ucraino. Tuttavia, la forza aerea di Mosca è stata subito contrastata dalle azioni ucraine. Kyiv ha annunciato l’abbattimento di velivoli russi fin dai primi giorni dell’invasione. I piloti ucraini sono stati in grado di adattarsi in breve tempo, anche grazie all’addestramento ricevuto e alle tecniche di combattimento a bassa quota, dove risulta più difficile per le batterie di missili a lungo raggio basate in Russia e Bielorussia colpire i velivoli che viaggiano ad alte velocità, protetti dalla curvatura terrestre e dalla confusione dei molti obiettivi che le testate possono agganciare.

Con l’assenza di una strategia a lungo termine, però, le forze russe non sono state in grado di continuare l’iniziale scia di successi: i MiG-29 Fulcrum, i caccia in dotazione a Kyiv risalenti all’era sovietica, erano stati progettati appositamente per il decollo e l’atterraggio da piste accidentate; riguardo i radar, ogni forza di difesa possiede dei piani per il rimpiazzo dei radar principali, essendo questi ultimi dei noti obiettivi sensibili. Inoltre, le forze ucraine hanno saputo abilmente sfruttare gli aeromobili a pilotaggio remoto, integrandoli a supporto delle forze a terra e limitando il rischio per i piloti e gli aeromobili più preziosi.

Le ragioni del fallimento

Dopo soli cinque giorni dall’inizio del conflitto, ricercatori e analisti del Royal United Services Institute, uno dei più prestigiosi enti di ricerca militare britannici, avevano individuato le possibili cause delle difficoltà dell’aviazione russa nell’invasione. In particolare, le ipotesi principali erano la mancanza di addestramento degli equipaggi, la scarsa quantità di armi di precisione e sensori avanzati e l’incapacità di gestione di attacchi congiunti in una determinata area. Ognuna di queste motivazioni risulta credibile: lo stato maggiore della VKS ha dichiarato che i piloti partecipano a voli di addestramento per un massimo di 120 ore l’anno, contro le 180-240 dei piloti occidentali, i quali hanno anche accesso a sistemi di simulazione e addestramento più avanzati rispetto alle controparti russe e gli investimenti di Mosca nella tecnologia delle armi di precisione hanno riguardato principalmente i missili balistici, tralasciando invece i sistemi d’arma aria-aria o aria-superficie. Riguardo la condotta di attacchi congiunti, risulta ancora difficile anche per le forze aeree occidentali il coordinamento tra un attacco missilistico e uno condotto da velivoli, tanto che le forze NATO preferiscono separare le due strategie basandosi sulla conformazione geografica del territorio e sugli obiettivi strategici. Infine, si presenta un’ulteriore motivazione: le aspettative eccessivamente alte che gli analisti hanno riposto nei confronti degli equipaggiamenti di ultima generazione dell’aviazione russa. Risulta chiaro come non basti quantificare le dotazioni di una forza aerea per prevedere la sua efficacia sul campo, ma sia necessario considerare prima e soprattutto ciò che ha da sempre costituito il fulcro di ogni azione: il fattore umano.

di Daniele Pettorelli