La triade nucleare. Molti Stati aspirano ad averla, ma solo alcuni sono riusciti a svilupparla

Una triade nucleare è un particolare sistema organizzativo per cui l’arsenale nucleare di un paese è generalmente organizzato in tre componenti: missili balistici intercontinentali basati sulla terraferma; missili balistici lanciati da sottomarini; ordigni nucleari lasciati da aerei.

di Daniele Pettorelli

Missili balistici intercontinentali basati sulla terraferma

Progettati per coprire distanze maggiori di 5.500 km attraverso un volo sub-orbitale, sono generalmente tenuti in silos o progettati per essere trasportati su lanciatori mobili. Le strutture di lancio sono costruite in modo da garantire un certo grado di protezione alle testate missilistiche, essendo posizionate sotto terra ed essendo sospese tramite un sistema di molle in grado di attutire le vibrazioni del terreno circostante in caso di un primo attacco a sorpresa.

Missili balistici lanciati da sottomarini

Grazie alla capacità dei sottomarini di restare sommersi ed essere difficilmente rintracciabili durante le immersioni, questi sono i missili più adatti a garantire la capacità di reazione a seguito di un attacco a sorpresa. Per assicurare la virtuale invisibilità dei sottomarini, essi sono alimentati da un reattore nucleare che riduce al minimo la necessità di affiorare in superficie per i rifornimenti. Inizialmente di gittata più breve rispetto ai missili basati a terra, oggi queste armi fanno parte della stessa famiglia.

Ordigni nucleari lanciati da aerei

Missili o bombe equipaggiati con testate nucleari e lanciate da velivoli basati sia a terra che imbarcati. I vettori aerei predisposti a tali azioni sono i bombardieri strategici, capaci di coprire enormi distanze in volo ad elevate altitudini (i B-52 della US Air Force sono in grado di volare senza rifornimento in volo per 14.000 km e raggiungere un’altitudine di oltre 15.000 metri), o i caccia-bombardieri predisposti al rifornimento aereo, in modo da aumentare la loro capacità di volo.

Solo alcuni Stati, però, possiedono una triade nucleare completa. Vediamo quali sono e quali, invece, hanno sviluppato solo alcune delle componenti previste.

Gli Stati Uniti

Con 5.500 testate, gli USA possiedono il più grande arsenale nucleare al mondo. Lo sviluppo della triade nucleare è sempre stata una priorità per il Paese fin dalle prime fasi della Guerra fredda, in quanto si riteneva che un tale sistema potesse rendere difficile la distruzione di tutti gli assetti statunitensi in un unico eventuale attacco sovietico, elevando così la capacità di deterrenza strategica. Oggi, la triade è garantita dal Comando strategico degli Stati Uniti, un comando congiunto della difesa USA responsabile per il mantenimento della capacità di deterrenza e per la proiezione globale delle forze statunitensi.

La componente terrestre e quella aerea sono gestite dal Air Force Global Strike Command, il Comando dell’aeronautica militare per la proiezione e l’attacco globale. I missili balistici intercontinentali sono gestiti e protetti dalla 20° armata aerea nelle basi aeree del Wyoming, del North Dakota e del Montana, con la rete di silo che si estende anche negli stati federati circostanti.

Il sistema missilistico utilizzato è quello del LGM-30 Minuteman III, con una gittata di circa 14.000 km. Le testate nucleari aviotrasportate sono invece affidate al 8° armata aerea, che opera nelle basi della Louisiana, di North e South Dakota, del Texas e del Missouri, mentre nel Nebraska è presente uno stormo dotato di un velivolo utilizzato per il comando strategico avanzato e aviotrasportato. I vettori aerei utilizzati sono il B-52H Stratofortress – il bombardiere strategico utilizzato, nelle sue diverse varianti progressivamente aggiornate, da più tempo dalla USAF-, il B-1B Lancer e il B-2A Spirit, entrambi operativi dagli anni Ottanta.

L’azienda Northrop-Grumman, già produttrice del B-2A, ha sviluppato il progetto per un bombardiere strategico di nuova generazione, il B-21 Raider. Il velivolo, la cui autonomia di volo è ancora secretata, possiederà capacità stealth avanzate e potrà essere pilotato sia da un equipaggio umano che da remoto.

Riguardo la terza componente della triade, essa è affidata alla US Navy, in particolare alla Forza sommergibilistica. Tutti i sottomarini statunitensi, sia quelli d’attacco che quelli lanciamissili, sono a propulsione nucleare. Caratteristica ideale per garantire la capacità stealth e l’autonomia necessaria per l’attività del cosiddetto “silent service”. I sottomarini lanciamissili appartengono tutti alla classe Ohio, composta da 14 battelli in grado di lanciare missili balistici e 4 convertiti per l’utilizzo di missili da crociera. Il sistema di lancio è quello dei missili UGM-133 Trident II, in grado di trasportare fino a 8 testate nucleari MIRV (Multiple Independently targetable Reentry Vehicle), ordigni composti da testate multiple, con una gittata massima di 12.000 km.

La Russia

Nonostante l’Unione Sovietica fosse inizialmente indietro rispetto agli Stati Uniti nella corsa al nucleare, il loro apparato di ricerca e sviluppo riuscì, a metà degli anni ‘50, a raggiungere i rivali. A seguito della dissoluzione dell’URSS, l’intero arsenale nucleare è stato ereditato dalla Russia, che oggi opera velivoli supersonici e subsonici tramite l’Aviazione a lungo raggio, una branca dell’aeronautica militare nazionale in grado di utilizzare sia caccia-bombardieri, sia bombardieri strategici.

L’Unione Sovietica ha aperto la strada per lo sviluppo dei missili balistici intercontinentali, con la costruzione nel 1956 del primo missile balistico a gittata intermedia, il R-5M, in grado di coprire una distanza di 700 miglia. Oggi, la Forza missilistica strategica opera quattro diversi sistemi d’arma. Due di questi, il RT-2PM Topol e il Topol-M (una versione aggiornata del primo), possono essere trasportati su strada e hanno una gittata di 11.000 km, mentre l’UR-100 e il R-36 possono essere solo posizionati nei silo e hanno un raggio rispettivamente di 10.000 e 11.000 km. Il R-36 possiede una tecnologia ormai datata ed è in corso lo sviluppo di un nuovo sistema per la sua sostituzione, con una gittata che può raggiungere i 18.000 km. Questi ultimi due sistemi, è il sostituto del R-36 sono in grado di trasportare testate multiple.

L’ultimo ramo della triade è garantito dai sistemi d’arma dei sottomarini lanciamissili. Oggi ne sono in servizio quattro classi. La prima, classe Akula (Typhoon nel linguaggio NATO), oggi è rappresentata dal primo esemplare della classe costruito, l’unico ancora attivo, che con un dislocamento di 48.000 tonnellate è il più grande sottomarino mai costruito e opera i nuovi missili RSM-56 Bulava (capacità di 8.000km).

Seguono l’ultimo battello della classe Kalmar (Delta III), armato con missili della famiglia R-29, con gittata massima di 9.000 km, e quelli della classe Murena (Delta VI), abilitati al lancio dei sistemi R-29RM (8.300 km). La più avanzata classe di battelli in servizio è la classe Borei, sviluppata nell’ultimo decennio e armata con i missili Bulava. Tutti i sottomarini lanciamissili balistici in servizio nella marina militare russa sono a propulsione nucleare e i missili utilizzati sono equipaggiabili con testate multiple.

La Cina

La maggior parte degli ordigni nucleari cinesi sono basati a terra. Secondo alcuni report, la Forza missilistica dell’Esercito di Liberazione avrebbe costruito un sistema di tunnel sotterranei esteso per circa 5.000 km in cui le testate vengono trasportate, stoccate e predisposte al lancio. Il missile attualmente in uso con la portata maggiore è il DF-41, capace di coprire distanze di 15.000 km. Si ritiene che questo sistema d’arma sia in grado di caricare testate nucleari multiple.

I sottomarini lanciamissili in grado di lanciare ordigni nucleari appartengono a due classi, la Type 092, formata da un solo battello e armata con il missile balistico JL-1 (in base a rapporti del 2018 lo status di questi missili è inattivo), e la Type 094, composta da 6 sommergibili in servizio e due in costruzione. Questi sottomarini sono armati con i missili JL-2, derivanti dal missile terrestre DF-31, con una gittata di 7.200 km. Entrambe le classi sono caratterizzate dalla propulsione nucleare e garantiscono quindi una elevata autonomia di navigazione. In aggiunta, è in via di sviluppo una nuova classe di battelli lanciamissili, la Type 096, che sarà armata con i nuovi missili JL-3, con una gittata notevolmente maggiore (12.000 km). Sia il sistema in servizio che il futuro JL-3 sono in grado di trasportare MIRV.

Il terzo ramo della triade è composto da bombardieri Xian H-6, costruiti su licenza in base a un progetto sovietico, e da caccia-bombardieri e velivoli multiruolo in grado di trasportare testate nucleari. È in fase di sviluppo un bombardiere strategico, il primo costruito con questo scopo dall’industria cinese, con un’autonomia di volo di almeno 8.500 km, lo Xian H-20.

L’India

L’arsenale terrestre indiano è gestito dal Comando delle forze strategiche, un ramo dell’Autorità nucleare indiana, ed è composto prevalentemente da missili balistici a corto-medio raggio. Solo negli ultimi anni, infatti, sono stati riportati test di lancio di un missile con una gittata compresa tra i 5.000 e gli 8.000 km, l’Agni-V. La componente aerea della triade è affidata ai caccia-bombardieri come il Dassault Rafale, il Mirage 2000H e il SEPECAT Jaguar, tutti di produzione francese o anglo-francese.

Il INS Arihant, il primo sottomarino lanciamissili balistici della marina militare indiana, è entrato in servizio nel 2016, ma il piano è di ampliare la flotta sottomarina nel prossimo decennio con due battelli della stessa classe e due di classe più avanzata, mentre è in via di sviluppo un’ulteriore classe di sottomarini. Il sistema attualmente utilizzato è quello dei missili K-15 Sagarika, dalla gittata di circa 700 km, progettati per una risposta di rappresaglia a un eventuale primo strike da parte di un paese ostile. È in via di sviluppo un nuovo sistema d’arma, il K-4 Shaurya, in grado di coprire distanze pari a 3.500 km.

Triade incompleta

Altre potenze mondiali come Pakistan, Francia e Regno Unito non possiedono una triade completa, ma solo alcune delle sue componenti. Per altri Stati, invece, la comunità internazionale non possiede abbastanza informazioni da sostenere che essi abbiano mai sviluppato ordigni nucleari. Tra questi, Israele non ha mai confermato di possedere un programma nucleare, ma si ritiene spesso che Gerusalemme abbia sviluppato una triade completa con l’acquisizione dei sottomarini di classe Dolphin e l’utilizzo di caccia-bombardieri come gli F-15E e gli F-16.

Si ritiene, inoltre, che la Corea del Nord stia lavorando sullo sviluppo di una triade. Il governo di Pyongyang sarebbe già in possesso di missili balistici intercontinentali e missili lanciati da sottomarini, e l’apparato di ricerca e sviluppo nordcoreano è ritenuto in grado di sviluppare ordigni atomici.

Inoltre, è necessario precisare che, in base al concetto NATO di condivisione nucleare, anche Stati che non possiedono un programma nucleare nazionale possono mantenere e gestire armi nucleari statunitensi sul proprio territorio e condividono con le potenze nucleari la capacità decisionale in materia di armi atomiche. È questo il caso di Italia, Belgio, Germania, Paesi Bassi e Turchia, che mantengono sul proprio territorio e nelle basi aeree nazionali i sistemi d’arma di tipo B61, oltre a mantenere operativi aerei militari in grado di trasportare e utilizzare questi ordigni.

Lo sviluppo delle armi nucleari durante la Guerra Fredda e la diffusione delle teorie di deterrenza hanno fatto del concetto di triade nucleare la massima declinazione di tali teorie. Tuttavia, come sottolineato dall’ex Segretario della Difesa statunitense, il possesso e la manutenzione di missili balistici intercontinentali basati sulla terraferma comportano dei costi elevati e difficili da sostenere, oltre a rappresentare un rischio per la sicurezza globale in caso di falsi allarmi, come quello accaduto durante l’allerta missilistica lanciata nello stato delle Hawaii nel 2018. Il problema principale posto da questo tipo di sistemi d’arma è l’impossibilità di richiamare i missili una volta lanciati in caso di risposta a un falso allarme.

Il Dipartimento della Difesa USA continua a utilizzare e ha migliorare il sistema della triade, sulla base del fatto che, in assenza degli ICBM, un attacco, anche solo convenzionale, alle basi aeree in cui sono stanziati i bombardieri e alle basi navali in cui i sottomarini fanno porto limiterebbe la potenza di reazione degli Stati Uniti e la flessibilità che una triade completa garantisce.

Fonti:

In foto: la triade nucleare