Il supporto di Mosca al regime di Caracas sta dando i suoi frutti, ma gli Stati Uniti non hanno intenzione di restare a guardare.
di Giada Vair
“Il Venezuela annuncia il suo pieno supporto al presidente Vladimir Putin nella difesa della pace in Russia, nella difesa della pace nella regione, nella coraggiosa difesa del suo popolo. La pace della Russia è la pace del mondo, e noi difenderemo la pace del mondo. Ripudiamo e rigettiamo tutti i piani volti ad accerchiare la Russia militarmente e strategicamente. La Russia deve essere rispettata così come tutte le persone del mondo devono essere rispettate“. Sono state queste le parole pronunciate da Nicolás Maduro, presidente del Venezuela, all’alba dell’invasione russa dell’Ucraina. Uno dei pochi Stati al mondo a essersi schierato dal lato di Vladimir Putin ed è sicuramente tra quelli che hanno espresso più fermamente il proprio sostegno all’uso della forza per “garantire la pace della Russia e del mondo”. Ma quando sono nate e su cosa si basano queste strette relazioni tra i due Paesi?
Dal punto di vista del Venezuela, la cooperazione con la Russia è solo un altro esempio del tentativo di distaccarsi e rigettare l’ordine liberale occidentale a guida statunitense. Eletto Presidente nel 1999, Hugo Chávez ha dato il via alla Rivoluzione Bolivariana, instaurando un regime socialista di ispirazione marxista-leninista, visto di cattivo occhio dagli Stati Uniti e trasformatosi col tempo, soprattutto sotto il suo successore e attuale Presidente Nicolás Maduro, in una dittatura sempre più autoritaria. Quando nel 2019, durante una crisi economica sempre più grave e un’inflazione a livelli ormai esorbitanti, Maduro ha iniziato a reprimere con violenza le proteste di strada ed è riuscito a riconfermarsi al potere in una tornata elettorale caratterizzata da evidenti e gravi irregolarità; gli Stati Uniti si sono schierati categoricamente al lato dell’opposizione politica rappresentata da Juan Guaidó e hanno imposto sanzioni economiche pesanti al regime.
La Russia ha invece deciso di scommettere su Maduro e ha riconosciuto la legalità del suo governo, rafforzando le già significative relazioni tra i due Paesi. Russia e Venezuela sono, infatti, legati da diversi accordi di cooperazione, soprattutto nel settore degli armamenti e in quello energetico. Tra il 2006 e il 2013, Mosca ha prestato oltre 4 miliardi di dollari al Paese sudamericano per l’acquisto di armi russe, tra cui carri armati e sofisticati missili antiaereo. Inoltre, il Venezuela è il quinto Paese al mondo per esportazioni di petrolio ed è il Paese con il più vasto giacimento di grezzo del continente americano. Nonostante l’area latinoamericana non sia di importanza strategica immediata per la Russia, il Cremlino ha comunque cercato di ridurre la distanza geografica da Washington, investendo nella regione e sostenendo politicamente ed economicamente regimi autoritari come quelli di Venezuela, Cuba e Nicaragua per penetrare nel “giardino di casa” degli Stati Uniti. Il sostegno di Putin a questi tre Paesi è ora ricambiato dal loro supporto per l’operazione di guerra in Ucraina.
La vicinanza tra Venezuela e Russia, quindi, sorge dal loro desiderio di contrastare l’ordine liberale e spodestare gli Stati Uniti dalla loro posizione – peraltro molto traballante – di potenza egemone del sistema internazionale. Ogni dichiarazione di Maduro in sostegno alla Russia è stata accompagnata da forti accuse alla NATO e agli Stati Unitiper aver istigato il conflitto con “le loro azioni destabilizzanti” e “le loro bugie e campagne di disinformazione”. Qualche giorno prima dell’inizio dell’invasione, il Vice Primo ministro russo Yury Borisov si è recato a Caracas in una visita diplomatica in cui ha incontrato i rappresentanti del governo e, il 2 marzo, Maduro si è intrattenuto al telefono con Putin, ribadendo la vicinanza e i buoni rapporti che corrono tra le parti. Nell’ipotesi di un’escalation globale del conflitto, Washington non ha intenzione di restare a guardare mentre cresce la minaccia russa alle porte di casa. Questo sabato, infatti, si recherà a Caracas una delegazione statunitense di alto livello per incontrare il presidente Maduro, in un estremo tentativo da parte dell’amministrazione Biden di separare la Russia dai suoi pochi alleati internazionali. È la prima volta da anni che diplomatici americanivengono ricevuti in Venezuela, dopo che gli Stati Uniti avevano posto fine alle relazioni diplomatiche con il Paese e chiudendo la loro ambasciata a Caracas nel 2019. Secondo il New York Times, l’amministrazione di Biden punta sull’economia per riallacciare i rapporti con la Repubblica Bolivariana, con l’intenzione di acquistare il petrolio venezuelano in sostituzione a quello russo, sottoposto a embargo. Il giornale statunitense ritiene che questa strategia potrebbe risultare vincente visto il grande peso economico di un accordo di questo tipo per un Paese in crisi economica cronica come il Venezuela. Lo stesso Maduro si è, infatti, sbilanciato in questo senso, dichiarando che “il nostro petrolio è a disposizione di chiunque sia disponibile a produrlo e ad acquistarlo, che venga dall’Asia, dall’Europa o dagli Stati Uniti”. Inoltre, con un messaggio su Twitter, il Presidente ha assunto una posizione più cauta rispetto al conflitto in corso in Europa, dichiarando il proprio sostegno alle negoziazioni tra Ucraina e Russia, e chiedendo che venga ristabilita la pace e la tranquillità nella regione. Resta fermo, comunque, nella sua condanna delle sanzioni a alla campagna mediatica contro il popolo russo.
In foto: Maduro e Putin (credit: sputnik/Aleksei Nikolsky)